lunedì 25 settembre 2017

La Catalogna un episodio straordinario

Per chi è appassionato di tutto ciò che è libertà individuale non può non seguire gli avvenimenti che in questi giorni avvengono in Catalogna.
Ovviamente i nostri telegiornali ne parlano il meno possibile, se ne parlano li confezionano in modo da far passare il concetto: sono problemi loro.
Venerdì 22 settembre, ascoltando Radio 24, in particolare la trasmissione radiofonica “La versione di Oscar”, il conduttore, Oscar Giannino ha intervistato il Prof. Carlo Lottieri, filosofo liberale docente di  filosofia politica a Siena e filosofia delle scienze sociali alla Facoltà di Teologia di Lugano in Svizzera; un filosofo con le idee chiare, di cui condivido a pieno quanto espresso nella trasmissione radiofonica. Di seguito riporto alcuni spunti emersi nell'intervista che ci fanno capire l’importanza di questi avvenimenti.

La Catalogna è un episodio straordinario per tanti aspetti che riguarda sia la Spagna che l’intera Europa. Un eventuale distacco comporterebbe il disfacimento della Spagna (la Galizia, i Paesi Bassi); con una influenza su tutta l’Europa continentale (Scozia, Veneto, Baviera, ecc…) aggrappata al vecchio concetto di stato prima di tipo monarchico e poi parlamentare.

Una Europa che non riesce ad adattarsi a questa evoluzione dei tempi; nella quale le preferenze dei cittadini o meglio degli individuali, diventano sempre più importanti e cruciali. Non è più ammissibile una certa legalità imposta dall'alto, un'idea politica che prescinde dalle volontà dei singoli. Non credo che i poteri centrali spagnoli ed europei potranno resistere a lungo a soffocare tutto ciò.
Non sta a noi decidere, in un mondo di persone adulte che rivendicano legittimamente la loro libertà.
In Catalogna non si lotta per l’indipendenza a tutti i costi; i catalani si stanno battendo per votare, chiedono di votare per capire se esiste una maggioranza che vuole l’indipendenza.
L’autodeterminazione dei popoli è una vecchia battaglia che nella storia si è sempre combattuta con le armi; oggi, dopo secoli di violenza, è possibili chiedere l’autodeterminazione in forma democratica con la rappresentatività ed il voto.
Spesso ci si chiede quale sarà il futuro di chi vuole chiedere l’indipendenza, quale sarà il futuro dell’Inghilterra con la Brexit… o dei veneti. Questo non sta a noi prevedere; sono loro che devono fare le loro scelte e ne pagheranno eventualmente le conseguenze nel positivo e negativo.
D'altronde è difficile negare che se l’Europa è diventata quello che è diventata nel diciannovesimo secolo: il centro della scienza, della cultura, della tecnologia e del successo economico. Tutto ciò è stato possibile in quanto l’Europa e sempre stata divisa per secoli e secoli in tante giurisdizioni in concorrenza tra di loro.
La Spagna, come tutti gli stati centrali, negano forme di referendum per l’indipendenza o autonomia perché sostengono che tutti i cittadini di uno stato dovrebbero decidere  insieme quale forme di autonomia dotarsi. Questo fondamento è lo stesso fondamento con cui la corte costituzionale italiana nel 2015 respinse il referendum chiesto dai veneti; la corte ritiene l’art. 5 della costituzione italiana indiscutibile e neanche rivedibile costituzionalmente.
A fronte di questa obiezione del costituzionalismo centralista è possibile dare la seguente risposta: il principio di legalità, cioè che l’ultima parola aspetti alla legge, è qualcosa di inammissibile. Se accettiamo una cosa di questo tipo, dobbiamo anche accettare quello che fu fatto con legalità da Hitler o Mussolini negli anni che furono.
In tutte le società libere c’è una dialettica, una attenzione tra ciò che è legale e ciò che è legittimo.
Non a caso le leggi cambiano, questo vuol dire che noi mettiamo costantemente in discussione ciò che abbiamo approvato ieri per approvare oggi.
Sicuramente nell'Europa ci sono sentimenti di autonomia che la vorrebbero riportare ai vecchi albori, dove la localizzazione dei poteri basata sulla responsabilità degli individui e sulla concorrenza potrà sicuramente essere più adatta ai nuovi tempi che si apriranno.
Il contrasto tra lo stato, l’obbligo politico, il verticismo delle istituzioni, della costituzione scritta una volta per sempre e le logiche del consenso e della democrazia popolare si sta sempre più evidenziando. Siamo vissuti nell'illusione di una possibile pacifica combinazione di due mondi, la libertà da un lato e lo stato centralista dall'altro; questo compromesso sta andando in crisi e ci aspettano tempi complicati ma interessanti.
Nel Kurdistan il governo regionale guidano da Barzani ha convocato un referendum per l’indipendenza nei confronti dell’Iraq; contro il quale sono schierati per ragioni storiche la Turchia, l’Iran, il governo iracheno a fortissima influenza iraniana e gli Stati Uniti.
Abbiamo usato i Curdi in prima linea contro Saddam e poi contro l’isis e adesso diciamo alla loro volontà dì autodeterminazione voi non potete votare.
Il principio di autodeterminazione, che era stato introdotto per il terzo mondo, è sempre stato odiato dal mondo occidentale, una volta che avviene affermato poi viene citato nelle sue conseguenze.
Silenzio totale dell’Unione totale del’Europa e degli altri stati. E’ in gioco la finzione ridicola il compromesso tra libertà e dominino è la logica dello stato. Dietro lo stato c’è il potere di uomini su altri uomini . Il monopolio della forza legittima. C’è una coalizione a tener le cose cosi come sono.
L'autodeterminazione è un fondamento, un diritto naturale delle libertà per chi crede che esistano questi diritti naturali.
Se siete statalisti e pensate che il diritto positivo dello stato in quanto immutabile, perché lo hanno deciso il legislatore sessanta anni fa, allora stiamo combattendo su due idee profondamente diverse di libertà.

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