lunedì 24 ottobre 2016

Referendum costituzionale il GRANDE BLUFF

Il referendum costituzionale è un grande bluff che sta coinvolgendo tutto il paese, distogliendo l’attenzione delle persone dai veri problemi che attanagliano la nostra società. 
Che vinca il SI o il NO non cambierà assolutamente nulla.
L’unico obiettivo del referendum è quello di far emergere nelle persone quelle emotività ideologiche di cui necessitano i nostri politici.
Questo breve articolo, che prende spunto dalla filosofia libertaria, vuole svincolare il lettore dal rischio precedentemente descritto,  prendere coscienza della situazione reale del paese ed abbattere alcuni preconcetti che di solito vengono dati per scontati o meglio considerati come dogmi inviolabili.

Ho sempre sostenuto che ogni generazione avrebbe bisogno di una propria Costituzione, che tenga conto delle condizioni e delle necessità dell’epoca in cui si vive. Lo è stato per i nostri nonni e dovrebbe esserlo altrettanto per i nostri figli.
La nostra Costituzione ha un senso se raffrontata con il contesto storico in cui è nata: si proveniva da vent’anni di dittatura e cinque di guerra; il paese era prossimo ad una guerra civile e nello stesso tempo necessitava di una ricostruzione generale; i padri costituenti dovevano conciliare ideologie incompatibili tra loro (democratici, comunisti, socialisti, liberali, ecc..). Tutte condizioni che oggi non esistono più.
Poiché le problematiche attuali sono completamente diverse, l’attuale Costituzione non è più idonea a garantire la prosperità della nostra società; anzi ne peggiora le conseguenze. Rimane un libro dei sogni per nostalgici ed andrebbe completamente cambiata.
La nostra Costituzione è la perfetta rappresentazione della mentalità idealistica diffusa di un popolo di dissociati dalla realtà che invece di adattarsi pragmaticamente si rifugia ancora di più in un mondo dei sogni che può permettersi sempre di meno...se non si vince la partita globale ma la si continua a subire in pieno.
Prendiamo come esempio la parte iniziale dell’art. 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro …”; nel 1948 questo articolo era di fondamentale importanza, il paese doveva essere completamente ricostruito e lo stato, sotto le influenze delle politiche economiche Keynesiane, dovevano investire per ricostruire il tessuto produttivo nazionale.
Oggi, a differenza di un tempo, questo articolo è inconciliabile con la situazione occupazionale del paese: tasso di disoccupazione del 13%, disoccupazione giovanile prossima al 35%.
La tutela del lavoro spinge lo stato a giustificare ed aumentare il già elevato debito pubblico mediante politiche espansive con conseguenze inintenzionali distruttive per la nostra economia.
Tutte le forze politiche dalla sinistra, alla lega, al m5s ed ora parte del pd accusano l’euro e la politica della BCE come responsabili delle attuali situazioni economiche.
L’euro, pur essendo una moneta creata dalle politiche di ingegneria sociale, ha la caratteristica di non essere manipolato dai singoli stati e di proteggere i pochi risparmi dei cittadini. Mille euro di un greco sono equivalenti a 1000 euro di un italiano o di un tedesco; questo purtroppo non vale per i venezuelani.
La BCE immette moneta nel sistema economico, mediante l’acquisto di debito pubblico, per sopperire alla continua distruzione di moneta creditizia logorata da questa crisi permanente. La BCE sta solamente regalando tempo agli stati per ristrutturare i loro debiti. Ma questa possibilità non viene colta ma ignorata.

Stiamo vivendo nel più grande esperimento economico mai visto nella storia in cui i tassi di interesse sono negativi, se vogliamo uscire da questo grande problema dobbiamo affrontarlo con politiche economiche serie che diano la consapevolezza all’individuo cosa sta rischiando ed allo stesso tempo  una speranza di uscita.

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