Il referendum costituzionale è un grande bluff che
sta coinvolgendo tutto il paese, distogliendo l’attenzione delle persone dai
veri problemi che attanagliano la nostra società.
Che vinca il SI o il NO non
cambierà assolutamente nulla.
L’unico obiettivo del referendum è quello di far
emergere nelle persone quelle emotività ideologiche di cui necessitano i nostri
politici.
Questo breve articolo, che prende spunto dalla
filosofia libertaria, vuole svincolare il lettore dal rischio precedentemente
descritto, prendere coscienza della situazione reale del paese ed abbattere
alcuni preconcetti che di solito vengono dati per scontati o meglio considerati
come dogmi inviolabili.
Ho sempre sostenuto che ogni generazione avrebbe
bisogno di una propria Costituzione, che tenga conto delle condizioni e delle
necessità dell’epoca in cui si vive. Lo è stato per i nostri nonni e dovrebbe
esserlo altrettanto per i nostri figli.
La nostra Costituzione ha un senso se raffrontata
con il contesto storico in cui è nata: si proveniva da vent’anni di dittatura e
cinque di guerra; il paese era prossimo ad una guerra civile e nello stesso
tempo necessitava di una ricostruzione generale; i padri costituenti dovevano
conciliare ideologie incompatibili tra loro (democratici, comunisti,
socialisti, liberali, ecc..). Tutte condizioni che oggi non esistono più.
Poiché le problematiche attuali sono completamente
diverse, l’attuale Costituzione non è più idonea a garantire la prosperità
della nostra società; anzi ne peggiora le conseguenze. Rimane un libro dei
sogni per nostalgici ed andrebbe completamente cambiata.
La nostra Costituzione è la perfetta
rappresentazione della mentalità idealistica diffusa di un popolo di dissociati
dalla realtà che invece di adattarsi pragmaticamente si rifugia ancora di più in un mondo dei sogni che
può permettersi sempre di meno...se non si vince la partita globale ma la si
continua a subire in pieno.
Prendiamo come esempio la parte iniziale dell’art.
1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul
lavoro …”; nel 1948 questo articolo era di fondamentale importanza, il paese
doveva essere completamente ricostruito e lo stato, sotto le influenze delle
politiche economiche Keynesiane, dovevano investire per ricostruire il tessuto
produttivo nazionale.
Oggi, a differenza di un tempo, questo articolo è
inconciliabile con la situazione occupazionale del paese: tasso di
disoccupazione del 13%, disoccupazione giovanile prossima al 35%.
La tutela del lavoro spinge lo stato a giustificare
ed aumentare il già elevato debito pubblico mediante politiche espansive con
conseguenze inintenzionali distruttive per la nostra economia.
Tutte le forze politiche dalla sinistra, alla lega,
al m5s ed ora parte del pd accusano l’euro e la politica della BCE come
responsabili delle attuali situazioni economiche.
L’euro, pur essendo una moneta creata dalle
politiche di ingegneria sociale, ha la caratteristica di non essere manipolato dai
singoli stati e di proteggere i pochi risparmi dei cittadini. Mille euro di un
greco sono equivalenti a 1000 euro di un italiano o di un tedesco; questo
purtroppo non vale per i venezuelani.
La BCE immette moneta nel sistema economico,
mediante l’acquisto di debito pubblico, per sopperire alla continua distruzione
di moneta creditizia logorata da questa crisi permanente. La BCE sta solamente
regalando tempo agli stati per ristrutturare i loro debiti. Ma questa possibilità
non viene colta ma ignorata.
Stiamo vivendo nel più grande esperimento economico
mai visto nella storia in cui i tassi di interesse sono negativi, se vogliamo
uscire da questo grande problema dobbiamo affrontarlo con politiche economiche
serie che diano la consapevolezza all’individuo cosa sta rischiando ed allo stesso
tempo una speranza di uscita.
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