lunedì 16 ottobre 2017

REFERENDUM AUTONOMIA DEL VENETO, SEI MOTIVI PER VOTARE SI

Nei giornali, in particolare in quelli locali, si leggono spesso le opinioni di alcuni politici contro il referendum consultivo per l’autonomia del Veneto; spesso sono accuse frivole prive di un pur che minimo approfondimento.
In particolare vengono fatte le seguenti critiche:
- eccessive spese per l’organizzazione del referendum
- un referendum privo di valore


Eccessive spese per l’organizzazione del referendum
Se noi facciamo un semplice paragone tra i dipendenti del comune di Roma, che tra comune e relative municipalizzate ammontano a circa 48.000, ed i dipendenti pubblici che lavorano nei comuni e municipalizzate del Veneto, che sono circa  29.000, ci rendiamo realmente conto che questi rappresentano effettivamente costi eccessivi per il nostro Paese.

Un referendum privo di valore
Il quesito molto semplice che ci verrà proposto sarà il seguente:
“Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di Autonomia?”
E’ un referendum costituzionale ed è uno strumento previsto dalla nostra costituzione, pertanto non privo di valore.
Nell’ art.16 non si parla esplicitamente di referendum, ma di una intesa tra Stato e Regione; democrazia significa che prima di procedere ad una intesa è necessario avere una idea di cosa ne pensa il popolo Veneto. Il referendum e un’arma a doppio taglio: una arma vincente se vince il SI e se si raggiunge il quorum, ma potrebbe essere una grossa pietra tombale se non si raggiungesse il quorum. E’ una forma di responsabilità per contarsi.

Vorrei di seguito elencare alcune motivazioni che dovrebbero suggerire a tutti i  veneti di andare a votare il 22 di ottobre e votare “SI”.

1) Meno stato
Penso sia la motivazione a cui tutti noi italiani aspiriamo consciamente ed inconsciamente, legalmente ed illegalmente. Non è possibile negare che al nord lo Stato è onnipresente mentre al Sud è completamente assente, tanto è che per il Sud si potrebbe parlare di una propria “autonomia irresponsabile”.

2) Politica lontana dal cittadino
Oggi abbiamo uno Stato italiano molto grande, non solo da un punto di vista territoriale ma anche finanziario; uno Stato a volte irraggiungibile dal cittadino. Dall’altra parte (specialmente noi polesani) i cittadini sono organizzati in comuni molto piccoli al limite della sopravvivenza. Tale situazione determina una distanza abissale tra individui e relative necessità da un lato ed amministrazione pubblica dall’altro. Una società seria e responsabile dovrebbe percepire l’esigenza di ridurre questa distanza. La creazione di Regioni autonome riuscirebbe a migliorare la vicinanza tra elettore ed eletto.

3) Globalizzazione
Oggi ogni singolo individuo con un semplice click può collegarsi con ogni parte del mondo; potenzialmente potrebbe scambiare con chiunque. Per aver la massima efficienza ed efficacia nella globalizzazione di oggi, è necessario che il mercato sia libero.  
La libertà di un mercato è inversamente proporzionale all’espansione di uno stato nazionale.
Alcuni esempi storici e attuali ne sono una conferma: la capacità finanziaria dell’Italia era fiorente nel 1300; non a caso in quel tempo l’Italia era formata da piccole autonomie (principati, repubbliche, comuni liberi, ecc..). L’attuale Germania è formata da 16 stati federati. L’ex Jugoslavia, in cui le nostre aziende stanno investendo, è divisa in piccoli stati dal 1992.

4) Rappresentatività politica
L’autonomia permetterebbe di eleggere al Parlamento propri rappresenti del territorio, evitando la presenza di politici di altre regioni inseriti in liste bloccate. Cosa tra l’altro molto evidente nella nuova legge elettorale "Rosatellum".

5) Libertà individuale e cooperazione sociale tra individui
Trasferire in toto i poteri di uno Stato Centrale ad una Regione Autonoma non avrebbe alcun senso; sempre di statalizzazione si tratterebbe. La strada che porta all’autonomia dovrebbe togliere poteri allo Stato, riconoscere alle Regioni Autonome minori poteri, concedendo invece maggiore libertà ed opportunità al cittadino. In tal modo si potranno creare nuovi spazi per la cooperazione sociale tra individui responsabili.
(Scuola pubblica in competizione con quella privata, sanità pubblica contrapposta a quella privata, ecc.).
E’ evidente che l’autonomia richiederebbe un livello responsabilità molto più elevato da parte dei politici veneti, vale a dire la capacità del ceto burocratico-amministrativo regionale di gestire al meglio, rispetto allo stato italiano, le risorse disponibili. Con i risultati di abbassare il prelievo fiscale. 
Inutile avere una autonomia che non sia in grado di abbassare il prelievo fiscale.
Coloro che sono contro al referendum, sostengono che è solamente una questione economica. Certo in parte è vero! Politica ed economia sono due materie inseparabili; l'una compromette l'altra e viceversa; sono inseparabili.
Alla luce degli scandali recenti in Veneto, infine, il percorso verso l’autonomia deve prevedere un cambio non solo generazionale, ma culturale e ideologico, le cui basi si possono trovare del liberalismo classico.

6) Anticipare i tempi del declino statalista.
Le crisi economiche in atto, i provvedimenti fallimentari attuati delle banche centrali, le politiche espansive di interventismo assistenziale attuate dagli stati; evidenziano il declino delle socialdemocrazie. Di fronte a questi scenari, in continua espansione, le richieste di autonomia locale ed in casi estremi di secessioni (vedi Catalogna) sono le risposte naturali che in una società di individui si possano manifestare.
La società moderna di questo nuovo secolo, che succede ad un ventesimo secolo di atroci guerre, potrebbe attuare questo passaggio nella pace e nel confronto.
Tutto ciò che oggi accade dovrebbe essere il frutto di idee buone in grado di respingere tutti quegli aspetti della vita pubblica  che ostacolano la libertà individuale; respingendo quelle dottrine che promuovono la violenza sindacale. E’ necessario opporsi sia alla confisca della proprietà privata, attuata dagli stati mediante l’eccessiva tassazione ed il controllo dei prezzi, che all’inflazione e a tutti quei mali che affliggono la nostra società.

Le idee, e solo le idee (non la forza), possono illuminare il buio.  Esse devono essere presentate agli individui in modo che possano capire ed evitare di rimanere nel qualunquismo assoluto.

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