giovedì 28 gennaio 2016

Cartolarizzazione dei crediti

Cosa sono le operazioni di cartolarizzazione dei crediti?
In cosa consistono concretamente?
Sono alcune domande che tutti noi ci poniamo e non diamo risposte; poiché pensiamo che siano argomentazioni estremamente tecniche non comprensibili.
Vediamo di affrontare l’argomento con un esempio.
Noi probabilmente non abbiamo crediti verso nessuno o ne abbiamo ben pochi, ma così può non essere per un imprenditore/banca che in relazione alla sua attività ed ai rapporti che ne derivano, si trova ad avere, crediti verso altrettanti debitori (probabilmente, i suoi clienti). Queste banche, dunque, si deve dare carico di riscuotere detti crediti, di agire esecutivamente contro i debitori inadempienti (fra tanti debitori ci saranno quelli che pagano puntualmente e spontaneamente, ma ci saranno anche debitori morosi; debitori che si trasferiscono in Nuova Guinea, facendo perdere le proprie tracce; debitori che muoiono prima di pagare), di insinuarsi nei loro fallimenti (fra tanti debitori, qualcuno che fallisce c'è sempre), di coltivare i giudizi contro i debitori che -a torto o a ragione- contestano l'esistenza del loro debito.


Immaginiamo che il totale dei crediti ammonti ad € 100 mln.

Diremo, dunque, che il valore nominale dei crediti è € 100 mln. Ciò non significa, però, che tali crediti valgano realmente 100 mln., perché alcuni crediti potrebbero scadere solo fra 6 mesi o fra 6 anni, e certamente un credito di 100 che scade oggi ed un credito di 100 che scade fra cinque anni non hanno lo stesso valore. Inoltre dobbiamo considerare che, con ogni probabilità, non si riuscirà a riscuotere tutti i 100 mln dovuti. E pertanto quei 100 mln sono solo nominali, mentre il valore reale della massa dei crediti è inferiore.
Ecco allora che può intervenire un intermediario finanziario (
SVC Società veicolo di cartolarizzazione) che acquista tali crediti (ne diviene cessionario) per un prezzo pari, ad esempio, al 50% del loro valore nominale. Il cessionario è appunto un intermediario, e quindi non impegna denaro proprio, ma si munisce della provvista (cioè del denaro che dà al cedente, banca-creditore) emettendo titoli di debito e collocandoli nel mercato. Quindi il denaro è versato dai sottoscrittori all'intermediario e dall'intermediario al cedente.
Ciò fatto, l'intermediario provvede a riscuotere i crediti, e quindi riceve i versamenti dei debitori solvibili e puntuali, insegue quelli che si sono trasferiti nell'isola di Pasqua, si insinua nei fallimenti dei debitori bancarottieri, individua gli eredi di quelli defunti e le società che frattanto hanno incorporato le società debitrici. Talvolta incasserà il 100% del credito con poca o nessuna spesa, altre volte incasserà poco o nulla con piccola o grande spesa. L'intermediario versa i denari riscossi ai portatori dei titoli di debito, che sono quindi rimborsati in misura che dipende dall'esito della riscossione.
Allora le domande si rincorrono:
chi corre il rischio che si ricavi solo una parte del valore nominale dei crediti ceduti (ad es., il 52%)?
Coloro che sottoscrivono i titoli di debito, cioè i risparmiatori obbligazionisti, che non possono agire contro il cedente per la differenza, né contro l'intermediario.
Perché mai gli obbligazionisti si sottopongono a questo rischio?
Perché sperano di ricavare molto più del 52%.
Cosa spinge l'intermediario finanziario a compiere questa operazione?
Le provvigioni che si riserva.
Cosa induce le banche a cedere i suoi crediti?
La convinzione che è meglio poco (e sicuro) oggi, piuttosto che molto (e incerto) domani.
Resta da soddisfare una curiosità: perché si dice "cartolarizzazione"?
"Cartolare" è l'aggettivo inventato dai giuristi in riferimento alla locuzione "titolo di credito", dal momento che i titoli di credito sono riportati su un pezzo di carta (cartula). "Cartolarizzare" significa allora far diventare "cartula", anzi "titolo di credito" qualcosa che prima non lo era. In particolare, l'intermediario riceve crediti (quelli che gli vengono ceduti) ed emette obbligazioni, che sono, appunto, titoli di credito. In questo senso, un po' grossolano, si dice che egli "cartolarizza" i crediti.
E’ utile aggiungere che a cavallo fra il XX ed il XXI secolo alcune banche (in special modo statunitensi) hanno cartolarizzato i crediti concessi nell'esercizio della loro attività alle imprese o alle famiglie (soprattutto, mutui immobiliari). In tal modo il credito bancario si è trasferito nei mercati finanziari (nei mercati ove si emettono e si scambiano obbligazioni).
A giudizio di alcuni la possibilità di trasferire nel mercato finanziario i crediti concessi nel mercato bancario ha indotto alcune banche a concedere credito anche a chi non lo meritava: il rischio dell'inadempienza di tali mutuatari non rimane in capo alla banca, ma si trasferisce sui portatori delle obbligazioni. In questo senso la cartolarizzazione dei mutui bancari potrebbe essere una causa di inefficienza del sistema bancario (le banche non hanno cura di far credito soltanto a chi lo merita perché sanno che poi trasferiranno sugli obbligazionisti il rischio della insolvenza dei mutuatari, cioè, nell'esempio, delle famiglie che hanno comprato la casa, ma poi non possono pagare le rate del mutuo).

Vi è poi un fenomeno ancora diverso quando il cedente (in ipotesi, una banca) cede i crediti (ad esempio, i crediti nascenti dai mutui immobiliari concessi ai clienti negli ultimi 5 anni) ad un intermediario (che potrebbe essere una società controllata dallo stesso cedente). L'intermediario emette le obbligazioni che sono sottoscritte dallo stesso cedente, che quindi riacquista i crediti ceduti, dopo averne ottenuto la cartolarizzazione.
In tal modo la banca cedente e poi obbligazionista acquista strumenti finanziari che potrà cedere quando avrà bisogno di liquidità o potrà dare in garanzia quando dovrà chiedere credito (per es. alla Banca centrale). A questa cartolarizzazione fanno largo ricorso alcune banche italiane a partire dall'autunno 2008, in relazione ai crediti nascenti dai mutui ipotecari concessi a debitori di elevata solvibilità.

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