venerdì 18 aprile 2014

LA TEORIA AUSTRIACA DEL CICLO ECONOMICO

Pubblico un interessante articolo di Marco Bollentino sul sito vonmises.it il 19 marzo 2012; descrive molto bene il ciclo economico secondo il punto di vista della scuola austriaca di economia.
Perché l’economia reale risente le conseguenze delle follie finanziarie? E’ una domanda non banale a cui cercherò di dare risposta utilizzando la teoria economica proposta per la prima volta da Ludwig Von Mises [1] e Friedrich Hayek [2] negli anni ‘20. Dal momento però che il tutto potrebbe risultare non semplicissimo da comprendere, voglio illustrarvi a grandi linee ciò di cui andrò a parlare utilizzando una storiella che coinvolge un criceto, una ruota e delle anfetamine (!).
Criceti austriaci
Possiamo immaginare il sistema economico come un criceto che sta correndo all’interno di una ruota girevole. Difficilmente il nostro roditore conoscerà sin da subito il suo “ritmo aerobico” di corsa per cui dovrà arrivarci per tentativi, aumentando la sua velocità e poi rallentando per riposare. Man mano che corre, poi, allenerà il fisico e questo gli consentirà di aumentare gradualmente le sue prestazioni.
A un certo però punto interveniamo noi e decidiamo, quando il criceto inizia a rallentare, di stimolare il suo metabolismo somministrandogli dei farmaci (ad esempio delle anfetamine) in modo da migliorare le sue prestazioni.
Ciò che osserviamo è che il criceto riprende a correre più velocemente di prima, almeno sino a quando, esausto, non rallenta nuovamente e si ferma per riposare. Durante lo sprint il criceto ha mantenuto un ritmo insostenibile per il suo metabolismo e così facendo ha consumato ulteriormente le sue energie, riempiendo inoltre i muscoli di acido lattico. Senza contare che i farmaci sicuramente non gli hanno fatto bene!
Se ora il criceto è fermo ed esausto, è forse colpa del suo cattivo metabolismo oppure una conseguenza del precedente stimolo?
Può darsi che una nuova somministrazione di farmaco faccia ripartire il criceto ma il rischio è che proseguendo con le anfetamine e dovendo ogni volta aumentare le dosi per ottenere l’effetto desiderato, si rovini definitivamente la salute del roditore, provocandone la morte.
C’è chi sostiene che regolamentando le somministrazioni possiamo risolvere i problemi del nostro roditore ma non è certo a suon di stimolanti che si ottiene un criceto sano che corre felice sulla sua ruota!
Spiegata così, non sembra troppo difficile. Ora siamo pronti a esaminare la teoria più nel dettaglio, per cogliere alcune sfumature che nella nostra storiella non erano presenti.
E’ importante cercare di capire: il criceto siamo noi.
 La manipolazione del tasso d’interesse e la teoria austriaca del ciclo economico
Capire come una crisi finanziaria possa trasformarsi in una depressione globale, cioè come possa trasmettersi da Wall Street Main Street [3], è uno dei compiti fondamentali della teoria economica. Purtroppo non si può certo dire che negli ultimi anni gli economisti si siano resi protagonisti in positivo, tutt’altro. Dobbiamo quindi disperare? Non è detto. Vi è, infatti, una scuola di pensiero, la cosiddetta Scuola Austriaca di Economia, che è riuscita a spiegare in maniera coerente il processo causale che intercorre tra i processi di espansione e contrazione del credito e il sistema economico. Questi economisti, a differenza di molti altri, avevano visto arrivare il disastro per tempo e avevano tentato di avvertire l’opinione pubblica, venendo accolti a suon di risate e mugugni di disapprovazione [4].
Una teoria del capitale
Vi siete mai chiesti che cosa sia il mitico capitale contro cui tuonava Marx e che secondo i sindacati va sempre ad intascarsi gli incrementi di produttività dei lavoratori?
No, non è il denaro! O almeno non nel senso che probabilmente intendete.
Nel mondo produttivo si tende a far distinzione tra beni destinati al consumo, come una pizza, una pagnotta oppure una bicicletta e altri beni che non sono direttamente consumati, ma servono alla produzione di qualcos’altro: si pensi ad esempio ai macchinari che sono all’interno degli stabilimenti industriali. Questi ultimi sono chiamati beni capitali e la somma del loro valore economico è appunto … il capitale. Spesso e volentieri si tende a identificare il capitale con il suo corrispettivo monetario ma si commette un errore. Questo errore è tanto più grave perché può portare alla convinzione che per creare nuovo capitale sia sufficiente stampare denaro!
Anche nei corsi universitari, quando si studia il “capitale”, a volte la trattazione viene fatta in modo molto semplificato ed approssimativo. In tutti i modelli economici, il capitale, che pure è variegato ed ha una struttura ben definita [5], viene semplicemente definito con una variabile K, condensando in un numero, ovvero il suo valore monetario, una struttura complessa e carica di informazioni economiche [6].
Per convincersene basta leggere il breve racconto di Leonard Read [7] intitolato “Io, la matita” che descrive con quale complesso e decentrato sistema produttivo venga fabbricato un oggetto così semplice come una matita di grafite [8].
Nella storia del pensiero economico il primo ad aver studiato in modo approfondito la complessa struttura del capitale è il francese Turgot [9] ma è con l’austriaco Eugene Bohm Bawerk [10] a fine Ottocento che la teoria economica ha iniziato a considerare il capitale nella sua struttura temporale, non quindi come una variabile statica, e a definire una relazione tra questa struttura ed il tasso di interesse di mercato.
Bohm Bawerk aveva notato come il notevole aumento di benessere che aveva caratterizzato i due secoli precedenti fosse stato contrassegnato da metodi di produzione sempre più complessi, indiretti e caratterizzati da un uso sempre maggiore di beni capitali e di tempo. Vediamo cosa vuol dire con un esempio:
Per ottenere dell’acqua, che è un bene di consumo, possiamo agire in diversi modi:
  • Andare sino al fiume ogni volta che abbiamo sete e dissetarci lì E’ un metodo diretto ma ci consente solo di bere;
  • fabbricare un secchio d’acqua e riempirlo ad ogni viaggio. E’ un metodo indiretto e sebbene dobbiamo inizialmente spendere del tempo per costruire il secchio, poi potremo ottenere più acqua e portarcela dietro;
  • scavare un canale che porti l’acqua direttamente fino a casa. E’ un metodo che richiede ancora più tempo ma che poi ci consente di avere tutta l’acqua che ci serve direttamente dove ci serve.
A un sistema di produzione più lungo e articolato, quindi a più alta intensità di capitale, corrisponde quindi un maggior numero di beni di consumo prodotti ma ad un prezzo: il consumo di tempo.
Passare dall’uso del secchio d’acqua alla costruzione del canale può essere, infatti, un cattivo investimento se prima di iniziare i lavori non abbiamo accumulato da qualche parte, cioèabbiamo risparmiato, l’acqua necessaria a sostenerci durante la costruzione del canale.
 Preferenze temporali e tasso d’interesse
Un altro importante contributo di Bohm Bawerk alla scienza economica consiste nell’elaborazione della cosiddetta teoria delle preferenze temporali [11]. Non sappiamo dire se l’uomo preferisca avere l’uovo oggi oppure la gallina domani ma possiamo affermare con certezza che, a parità di altre condizioni, l’uomo preferisca avere un uovo oggi rispetto a poter avere lo stesso uovo, ma solo domani.
La teoria delle preferenze temporali afferma quindi che l’individuo preferisce i beni presenti rispetto a quelli futuri ma ovviamente non è in grado di dirci quanto. Infatti, ogni uomo possiede una scala di valori diversa e attribuisce più o meno importanza al futuro. Economicamente parlando questo si traduce in un mercato con numerosi agenti economici che possono accordarsi per effettuare scambi mutuamente vantaggiosi [12].
Il tasso d’interesse è proprio il prezzo che si determina in questo mercato ed è il risultato dell’interazione tra i risparmiatori, che offrono i beni presenti e gli investitori che li acquistano.
Mises, Hayek e la teoria del ciclo economico
Tra gli anni venti e gli anni trenta del Novecento sono poi stati Ludwig Von Mises [13] e Friedrich Von Hayek [14] a raffinare la teoria e spiegare le ripercussioni di una variazione del tasso di interesse sulla struttura produttiva.
La teoria esamina due situazioni: la prima in cui il tasso d’interesse scende perché la gente risparmia di più e la seconda in cui questa diminuzione avviene perché il sistema bancario ha ingannato il mercato creando denaro dal nulla.
Crescita economica indotta da un aumento dei risparmi reali
Perché si risparmia? Sembra una domanda sciocca ma è fondamentale per comprendere questa teoria economica. La gente risparmia per tanti motivi ma se ci pensate sono tutti sfumature di una unica ragione: riduciamo i nostri consumi perché riteniamo che quanto risparmiato oggi sarà utile in futuro, così come la formica della favola di Esopo accumulava cibo durante l’estate per poi cibarsene durante l’inverno.
In generale un aumento del risparmio significa «meno consumi oggi per essere in grado di consumare di più domani».
Difficilmente il denaro non speso viene accumulato sotto il materasso. Quasi tutti questi soldi vengono invece investiti ovvero prestati agli imprenditori in cambio di un interesse. Se complessivamente stiamo risparmiando di più, allora molto probabilmente anche l’offerta di credito aumenterà e ciò significa che, a parità di altre condizioni, anche il tasso d’interesse richiesto sarà minore [15].
In un mercato libero la diminuzione del tasso d’interesse segnala quindi che la gente sta consumando relativamente meno (risparmia di più) oggi con l’intenzione di aumentare i suoi consumi nel futuro.
L’economia è ora pronta per crescere in modo sostenibile. Le famiglie hanno segnalato agli imprenditori di voler diminuire i consumi attuali per aumentare quelli futuri e il risparmio reale che si è creato è proprio ciò che alimenterà gli investimenti necessari per modificare la struttura del capitale e aumentare la produzione nel futuro.
Pensiamo all’esempio del canale offerto da Bohm Bawerk in precedenza.
Immaginiamo che le nostre famiglie utilizzino dei secchi per portare l’acqua dal fiume alle loro case. Hanno anche costruito una cisterna in cui versare ogni giorno l’acqua non consumata in modo da avere una sorta di “salvagente” nel caso di una qualche avversità futura. Se le famiglie “risparmiano acqua”, il livello della cisterna salirà, segnalando che ora non è più necessario destinare tutti i lavoratori alla raccolta d’acqua ma è invece sostenibile assegnarne alcuni alla costruzione del canale.
L’acqua extra liberata dalla diminuzione dei consumi è proprio quella che permette di dissetare i lavoratori impegnati nella costruzione del canale: i risparmi reali finanziano gli investimenti.
Alla conclusione dell’opera, una maggiore quantità d’acqua sarà disponibile per il villaggio e il sacrificio iniziale si sarà trasformato in una maggiore possibilità di consumo per tutti.
Crescita economica indotta da un’espansione monetaria
Nelle economie moderne non è solo l’interazione tra risparmiatori ed imprenditori a determinare il tasso di interesse ma c’è la presenza ingombrante della Banca Centrale che, come abbiamo visto, ha il potere di manipolare i tassi di interesse a breve creando denaro dal nulla. Che cosa succede quando la Banca Centrale decide di attuare una politica monetaria espansiva ed abbassa artificialmente i tassi di interesse?
Da una parte abbiamo i risparmiatori che, a fronte di un tasso d’interesse minore, decidono di diminuire i risparmi reali e aumentare i consumi presenti [16]. Se il tasso d’interesse è molto basso l’incentivazione diventa ancora più perversa ed è possibile che le famiglie non risparmino proprio niente e ricorrano anzi allo strumento del credito per finanziare ulteriori consumi. Questo è proprio ciò che è successo negli Stati Uniti dopo il 2000.
 
Figura 1 – Debito e risparmi delle famiglie americane negli ultimi 25 anni

Dall’altra parte abbiamo invece gli imprenditori che interpretano il calo del tasso d’interesse in maniera opposta.

Figura 2 – Investimenti privati durante il decennio 1999-2009

Ritengono, infatti, che le famiglie stiano ora risparmiando e che saranno quindi pronte ad aumentare i consumi nel prossimo futuro [17]. Il tasso d’interesse molto basso fa sì che numerosi progetti d’investimento che erano stati inizialmente giudicati fallimentari ora siano visti come profittevoli[18]. Non solo aumentano gli investimenti oltre la capacità di risparmio (overinvestment) ma questi vengono indirizzati verso progetti a lungo termine che sono destinati a fallire (malinvestment).
Tornando all’esempio del canale, immaginiamo di avere un supervisore che è incaricato di segnalare ogni giorno il livello d’acqua presente nella cisterna e supponiamo che costui decida di mentire ed annunciare che il serbatoio si è riempito velocemente negli ultimi giorni ed è ora colmo. La realtà è diversa: la botte è piena solo a metà ma questo non lo sa nessuno.
Le famiglie sono raggianti. Se la cisterna si è riempita così velocemente, questo significa che possono usare più acqua ed allo stesso tempo iniziare a costruire il canale. Passano i giorni e sempre meno acqua viene versata nella cisterna mentre sempre più persone vi attingono per bere. Tutto questo mentre il supervisore continua a segnalare che la botte è quasi piena e c’è acqua per tutti. Sembra cominciato un periodo di prosperità e abbondanza.
Presto, però, i nodi vengono al pettine: non è possibile che ogni giorno vi sia sempre un prelievo netto d’acqua dalla cisterna senza che questa si svuoti velocemente! Se l’acqua non è già finita ne è comunque rimasta molto poca e quando la truffa diviene chiara bisogna forzatamente abbandonare a metà il progetto del canale e diminuire i consumi per ristabilire una soglia di sicurezza.
Ricapitolando, una diminuzione del tasso d’interesse dovuta a un’espansione monetaria “tira” la struttura del capitale in due direzioni: nella sua parte terminale, per far fronte a un aumento dei consumi e in quella iniziale, per far fronte all’aumento degli investimenti. Chiaramente questo tipo di crescita non è sostenibile a lungo e la situazione è destinata a tradursi in un boom che, dopo un certo periodo, si tramuta inevitabilmente in recessione.
In conclusione
Il malinvestment non è caratterizzato solo da cattivi investimenti finanziari o da qualche progetto imprenditoriale fallimentare. Quello che accade durante un boom è che (quasi) tutti gli imprenditori commettono errori, dando avvio a progetti grandiosi e ambiziosi, espandendo la produzione e puntando su progetti molto rischiosi. Il malinvestment sbilancia l’intero sistema economico attraendo risorse in settori improduttivi, espandendo la produzione di merci che poi resteranno invendute e attraendo milioni di lavoratori in aziende che sembrano avere un futuro radioso mentre in realtà andranno incontro al fallimento.
 Marco Bollettino

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