martedì 3 maggio 2016

Debito pubblico

Non si parla più di debito pubblico; una nuova corrente di economisti “neo-keynesiani”, probabilmente considera poco rilevanti o addirittura inesistenti i problemi legati alla creazione di un debito eccessivo, rispetto ai danni che può fare una politica economica restrittiva. 
Chi ne parla ancora è Carlo Cottarelli, l’economista noto per aver ricoperto il ruolo di Commissario straordinario per la Revisione della spesa, nominato dall’allora neo Primo ministro Renzi. Cottarelli torna a fare luce sui conti pubblici italiani con il suo nuovo libro "Il macinio"


 Dopo aver lasciato l’incarico di commissario, i suoi suggerimenti per la “Spending Review” dei conti pubblici vennero inseriti nel saggio La lista della spesa (Feltrinelli, 2015). Oggi che, come dice lo stesso autore, l’argomento è “fuori moda”, continuiamo a leggere e a riflettere sul peso che il Debito pubblico ha sulla nostra economia.
Il motivo per cui Cottarelli ritiene che sia un momento poco felice per riflettere sul debito è che le politiche di “austerità” intraprese in questi anni, soprattutto dalle istituzioni europee, per fronteggiare la crisi, hanno avuto un effetto devastante, di forte freno per le economie degli Stati, dimostrando tutti i loro limiti. In questo modo il dibattito sulla pericolosità di un eccessivo debito è passato in secondo piano. 
Cottarelli spiega – pur con tutti i distinguo del caso e ammettendo che sia necessario, per rimettere in moto l’economia, uscire dalla logica dell’austerità un elevato debito pubblico, come quello italiano, continua ad essere un grande freno per la crescita economica del Paese.
Il primo motivo è che un eccessivo debito espone l’Italia a un elevato rischio sul mercato dei Titoli di Stato
Il secondo motivo è che un elevato debito agisce come una zavorra sulla crescita tendenziale dell’economia perché drena risorse; elevata tassazione verso i cittadini e le imprese.
Il terzo motivo, e qui a parlare è l’ex dirigente del FMI, è un problema “morale”: la cultura del debito è poco sana, perché il debito sembra non appartenere a nessuno mentre invece appartiene a tutti.
Forse la lontananza dalle istituzioni giova alla scrittura di Carlo Cottarelli che in questo saggio dimostra delle ottime capacità divulgative ed espone con parole semplici alcuni meccanismi fiscali e di spesa molto spesso incomprensibili per il lettore medio. Il nucleo di questo libro riguarda, tra l’altro, dei concetti di tipo macroeconomico, come l’andamento della spesa, la fiscalità, i tassi d’interesse, il risparmio, i titoli di Stato e la politica monetaria, eppure i meccanismi con cui queste grandezze si muovono influenzandosi a vicenda vengono descritti con riferimento alla vita quotidiana del cittadino, che, ad esempio, sarà propenso a risparmiare e consumare, in base alla variazione di questi valori.
Scorrendo i capitoli di questo libro scopriamo quindi sia il problema sia le possibili strade percorribili, tenendo sempre presente che la situazione dell’Italia è sì, storicamente, molto grave, ma non è disastrosa e non è quindi il caso di allarmarsi.
Un tassello in più all’interno di un dibattito che si sta rivelando sempre più affascinante e coinvolgente, anche per i lettori profani.

Articolo tratto dal sito "affari pubblici"

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