venerdì 1 giugno 2018

EUROPA CHE VORREI


L’Unione Europea pone le sue origini su fondamenta di tipo liberale: una grande zona di libertà economica basata sulla libera circolazione di persone, beni e capitali.
Con L’Euro è stato fatto un passo in avanti nella direzione giusta (che ne dicano i saccenti economisti e politici di basso rango). L’adozione di questa moneta, seppur di natura fiat (non legata all’oro) rappresenta una discreta approssimazione di una moneta solida come era una volta l’oro (non manipolabile dagli stati).


Con la moneta unica le cose sono cambiate. È diventato necessario affrontare la realtà ed abbandonare le illusioni (svalutazioni). Ora siamo giustamente costretti ai dovuti sacrifici: riduzione della spesa pubblica, del deficit e del debito; per tornare in un sentiero di prosperità e benessere. 
Per fare questo è necessario abbandonare le insostenibili promesse demagogiche di soluzioni già sperimentate e fallite.
L’Euro, in poche parole, ci ha dimostrato l’inganno perpetrato dagli economisti nazionalisti e ci costringe ad affrontare le riforme necessarie.
Quali sarebbero le riforme da affrontare? Sicuramente non quelle del contratto M5S-Lega che mira ad un potenziamento dell’intervento statale sui consumi (come del resto facevano i governi PD).
Gli stati nazionali, come l’Italia, dovrebbero eliminare qualsiasi misura di intervento sui mercati e sulla società in genere; eliminare il centralismo burocratico. Snellire gli apparati statali e liberare risorse per le iniziative private.
Abbattere le eccessive spese sociali, in modo da diminuire il cuneo fiscale sul lavoro. Tale abbassamento potrebbe beneficiare per metà ai lavoratori e per metà alle aziende.
Tale soluzione porterebbero un beneficio anche alle aziende che si trovano, con la loro produzione, lontane dai beni di consumo e potrebbero investire in tecnologia e ricerca.
Trasferimento dei poteri pubblici più importanti agli apparati statali più vicini al cittadino (Regioni e Comuni). Il ruolo dello stato dovrebbe essere semplicemente un ruolo istituzionale mirato ad evitare i privilegi ed a garantire la sicurezza dei cittadini e della loro proprietà privata.
Libertà, concorrenza e specializzazione dovrebbero sostituire le parole protezionismo, monopoli e privilegi.
Sarebbe bello poter pensare ad una Europa formata da nazioni a loro volta federate in regioni autonome con forti poteri. Questo porterebbe ad una forte concorrenza tra singole regioni; dove i cittadini e le aziende intraprendenti possono spostarsi verso quelle zone che sanno proteggere meglio i loro interessi; spingendo le restanti autonomie meno vigorose a migliorarsi.
Zone autonome piccole non possono causare danni come gli stati grandi; poiché essendo piccoli hanno  sempre bisogno degli altri. Competizione e collaborazione nello stesso tempo.
Questa è L’EUROPA che vorrei.

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