L’Unione Europea pone le sue origini su fondamenta di tipo
liberale: una grande zona di libertà economica basata sulla libera circolazione
di persone, beni e capitali.
Con L’Euro è stato fatto un passo in avanti nella direzione
giusta (che ne dicano i saccenti economisti e politici di basso rango). L’adozione
di questa moneta, seppur di natura fiat (non legata all’oro) rappresenta una
discreta approssimazione di una moneta solida come era una volta l’oro (non manipolabile dagli stati).
Con la moneta unica le cose sono cambiate. È diventato
necessario affrontare la realtà ed abbandonare le illusioni (svalutazioni). Ora
siamo giustamente costretti ai dovuti sacrifici: riduzione della spesa
pubblica, del deficit e del debito; per tornare in un sentiero di prosperità e
benessere.
Per fare questo è necessario abbandonare le insostenibili promesse
demagogiche di soluzioni già sperimentate e fallite.
L’Euro, in poche parole, ci ha dimostrato l’inganno perpetrato
dagli economisti nazionalisti e ci costringe ad affrontare le riforme
necessarie.
Quali sarebbero le riforme da affrontare? Sicuramente non
quelle del contratto M5S-Lega che mira ad un potenziamento dell’intervento statale
sui consumi (come del resto facevano i governi PD).
Gli stati nazionali, come l’Italia, dovrebbero eliminare qualsiasi
misura di intervento sui mercati e sulla società in genere; eliminare il
centralismo burocratico. Snellire gli apparati statali e liberare risorse per le
iniziative private.
Abbattere le eccessive spese sociali, in modo da diminuire
il cuneo fiscale sul lavoro. Tale abbassamento potrebbe beneficiare per metà ai
lavoratori e per metà alle aziende.
Tale soluzione porterebbero un beneficio anche alle aziende
che si trovano, con la loro produzione, lontane dai beni di consumo e
potrebbero investire in tecnologia e ricerca.
Trasferimento dei poteri pubblici più importanti agli
apparati statali più vicini al cittadino (Regioni e Comuni). Il ruolo dello
stato dovrebbe essere semplicemente un ruolo istituzionale mirato ad evitare i
privilegi ed a garantire la sicurezza dei cittadini e della loro proprietà privata.
Libertà, concorrenza e specializzazione dovrebbero
sostituire le parole protezionismo, monopoli e privilegi.
Sarebbe bello poter pensare ad una Europa formata da nazioni
a loro volta federate in regioni autonome con forti poteri. Questo porterebbe
ad una forte concorrenza tra singole regioni; dove i cittadini e le aziende intraprendenti
possono spostarsi verso quelle zone che sanno proteggere meglio i loro
interessi; spingendo le restanti autonomie meno vigorose a migliorarsi.
Zone autonome piccole non possono causare danni come gli
stati grandi; poiché essendo piccoli hanno sempre bisogno degli altri.
Competizione e collaborazione nello stesso tempo.
Questa è L’EUROPA che vorrei.
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