venerdì 10 giugno 2016

GIACOMO MATTEOTTI

Giacomo Matteotti nasce a Fratta Polesine (Rovigo) il giorno 22 maggio 1885. Si avvicina alla politica molto giovane, quando ha solo 16 anni.
Nel 1907 consegue la laurea in giurisprudenza presso l'università di Bologna. Tre anni dopo è eletto al consiglio provinciale di Rovigo; Matteotti è un socialista riformista, dimostra di essere un amministratore competente e un abile organizzatore sia nell'attività politica, sia nel suo pubblico servizio.



Durante la prima guerra mondiale è un convinto sostenitore della neutralità italiana: questa posizione porta Matteotti a essere minacciato dai nazionalisti. Per un discorso tenuto al consiglio provinciale di Rovigo, contro la guerra (1916) viene condannato e internato in Sicilia.
Terminato il conflitto mondiale continua a dedicarsi all'attività politica: i suoi successi lo portano ad essere eletto deputato al parlamento italiano nel 1919. Matteotti ha così l'opportunità di denunciare la violenza squadrista del fascismo, subendo di conseguenza attacchi dalla stampa nonché aggressioni alla sua persona. Nel 1921 a Castelguelfo, viene sequestrato e duramente percosso all'interno di un camion di fascisti.
Costretto dalle violenze, abbandona il polesano per trasferirsi a Padova: ma anche qui subisce le stesse persecuzioni. Tuttavia prosegue la sua attività di denuncia accusando i governi Giolitti e Bonomi di tolleranza e complicità con i fascisti. Denuncia inoltre all'estero il fascismo come imminente pericolo non solo italiano, che si sta affacciando sulla realtà storica europea
Nel 1923 Matteotti scrive "Un anno di dominazione fascista", con cui dimostra i fallimenti fascisti sui temi del risanamento economico e finanziario e della restaurazione dell'ordine e dell'autorità dello Stato.
Il 30 maggio 1924 in Parlamento si vota la convalida degli eletti formalizzando la legalità e la regolarità delle elezioni: Matteotti con un celebre discorso contesta i risultati, accusando i fascisti di brogli elettorali; denunzia inoltre le violenze contro i cittadini e contro i candidati non allineati. Al termine di questo discorso, rivolgendosi ai suoi colleghi, pronuncia le parole: "Io il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me".
Sul giornale "Il Popolo d'Italia" compaiono le parole di Mussolini, il quale scrive che si rende necessario "dare una lezione al deputato del Polesine".
Il giorno 10 giugno 1924 a Roma, sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, un gruppo di fascisti aggredisce e rapisce Matteotti mentre si stava recando in Parlamento.
Il suo corpo verrà ritrovato in stato di decomposizione in un boschetto di Riano Flaminio solo sei giorni più tardi.
Il delitto Matteotti susciterà una profonda emozione nazionale, costituendo di fatto la crisi più grave affrontata dal fascismo, che ad ogni modo riuscirà ad imporre alla nazione la sua dittatura per il ventennio successivo.
Disse: "Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non riuscirete ad ucciderla".

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