lunedì 30 gennaio 2017

UNA NUOVA FASE DI SVILUPPO PER IL POLESINE

Prendo spunto da questo articolo uscito sul Carlino, per evidenziare come l’amministrazione pubblica non potrà mai creare vero sviluppo in un territorio.

Il solo fatto che sin dal 1963, l’obiettivo del Consorzio di Sviluppo era di garantire il benessere e la crescita del territorio, mediante la programmazione ed il coordinamento dello sviluppo economico sociale, la dice lunga sull'utilità di questi enti.


L’alluvione del 1951, ha portato distruzione e povertà; ma soprattutto ha dato inizio all'interventismo statale, che ha segnato per sempre il Polesine ad area di serie B nel tessuto imprenditoriale del nord-est.

In questo blog ho da sempre evidenziato che il sottosviluppo di un territorio, è mantenuto dal continuo interventismo economico dell'amministrazione pubblica. 
“Sovvenzionando la povertà si genera la povertà, facendo l’elemosina ad un povero lo condanniamo a fare l’elemosina per tutta la vota”.
Infatti, se un’impresa vuole fare un investimento nel Polesine la prima domanda che si pone è:
Riusciamo ad avere un finanziamento?
Certamente, siamo area in via di sviluppo: ecco il contributo.
In questo modo la probabilità di finanziare imprese fallimentari è molto alta.
Gli imprenditori hanno nei loro cassetti molteplici iniziative imprenditoriali buone e cattive; che possono portare ad un guadagno o ad una perdita. Va da se che i progetti migliori vengono sempre realizzati in quelle aree sviluppate dove vengono garantite infrastrutture efficienti. Mentre nelle “aree in via di eterno sviluppo” le attività a basso guadagno, se finanziate con soldi pubblici, potrebbero apparentemente diventare buoni investimenti.
Non parliamo degli investimenti sulle infrastrutture territoriali; nel 2017 ci troviamo con reti internet lente, viabilità in cattivo stato di manutenzione, aree artigianali frammentate ed in completo stato di abbandono, territori bellissimi (es. delta del Po) con infrastrutture turistiche scarse.
 Se vogliamo veramente che il Polesine esca da questa condizione di sottosviluppo, sarà necessario bloccare gli incentivi pubblici da un lato e far in modo dall'altro, di stimolare gli investimenti, in maniera creativa, tramite le funzioni imprenditoriali e la difesa della proprietà privata .
Non serve altro.
 Il benessere vero si sviluppa laddove il processo di cooperazione sociale tra individui, garantisce e protegge la proprietà privata, l’imprenditorialità, il libero mercato. Ossia dove l’individuo o più individui in cooperazione, possano aprire le loro attività con facilità, senza l’eccessiva burocrazie autorizzativa, con minore pressione fiscale, minore presenza dello stato; con un settore bancario privo di fondazioni pseudo pubbliche partitistiche che dirottano finanziamenti a clienti di comodo.

Vediamo di seguito cinque principi che spiegano in via generale, come mai la gestione pubblica, è di fatto più inefficiente di quella privata condotta dalla cooperazione volontaria degli imprenditori in regime di libero mercato.

Principio della razionalità della ignoranza.
Gli elettori, implicitamente o esplicitamente, si rendono conto che il loro voto è irrilevante. Nelle elezioni la probabilità che il voto individuale sia influente è quasi nulla. Questo dato di fatto cosa comporta? Semplicemente, gli elettori non nutrono il sufficiente interesse per votare con la giusta cognizione di causa. Il programma elettorale non viene approfondito, studiarlo costa fatica mentre gli eventuali benefici sono spalmati su tutti quanti. Quindi in base a cosa votiamo? Principalmente per ragioni emotive, viscerali, di partito preso. Ne consegue che negli enti pubblici (in particolar modo in quelli secondari) la spartizione di potere è evidente e le persone non cambiano  mai.

Azione dei gruppi privilegiati di interesse.
Si tratta di gruppi ristretti di persone con interessi concreti, in condizione di influire sul processo di decisione politica al fine di ottenere concessioni particolari da chi governa. Questi gruppi dispongono di tutti gli incentivi per mobilizzarsi e fare pressione sui governanti. Cercano e ottengono privilegi, sussidi, aiuti, i cui costi vengono spalmati sulla maggioranza silenziosa e passiva. La democrazia si converte quindi in un movimento di lobby, gruppi privilegiati di interesse che, dietro nobili cause quali il bene comune, inseguono benefici personali alla stessa maniera del settore privato. In altre parole si socializzano i costi mentre i benefici restano privati.

La rappresentanza democratica non è vincolante.
I politici sotto elezioni promettono mare e monti, poi però fanno sempre quello che vogliono, senza che i votanti possano intervenire e farci qualcosa. Questi ultimi non possono reclamare nulla, non possono cacciarli se non al termine del mandato, non possono fargli causa. I politici che non conseguono quanto promesso in campagna elettorale si giustificano sempre affermando che le circostanze e le condizioni economiche sono cambiate. La verità è che il mandato politico non li vincola a fare ciò che era nel programma elettorale.

Fallimento della gestione pubblica dovuta a miopia temporale.
I politici nutrono interesse solo verso il turno elettorale successivo. Gli imprenditori hanno un orizzonte temporale che va anche oltre la durata della loro vita, essi lasciano l'azienda e le loro ricchezze agli eredi. Sono lungimiranti. Il politico invece ha interesse a massimizzare il voto di domani per poter continuare il proprio mandato. È lo stesso quadro istituzionale a spingerli inevitabilmente verso una visione miope e ad incentivarli verso comportamenti scorretti.

 Assenza di incentivi per una condotta efficiente.
I funzionari e i burocrati incaricati di eseguire i mandati dei governanti non hanno alcun incentivo ad agire in maniera efficiente. Lo schema normale che seguono e con il quale lavorano è il seguente: puntare sempre e solo  a spendere di più, ingrandire gli uffici, avere più dipendenti al servizio. Essi non rispondono affatto al criterio dei profitti e perdite, tipico dell’imprenditore in un libero mercato. Non sono quindi in grado di guidare la loro azione in maniera efficiente. Imputano sempre la loro inefficienza a una mancanza di risorse adeguate per poter svolgere il loro lavoro. Questa è la ragione principale che porta alla crescente megalomania dello stato e dei propri apparati.  Esso crea tutti gli incentivi perversi affinché i cittadini smettano di cooperare in maniera armoniosa. Quando si concede un privilegio non lo si toglie più.
E’ lo stesso effetto causato dalla dipendenza ad una droga.








Nessun commento:

Posta un commento