“La storia ha dimostrato in modo chiaro che la società retrocede quando alla classe politica è attribuito il pieno potere di dirigere il processo sociale” da Liber@mente n. 3/2015
In riferimento alla lettera apparsa nel Carlino cronaca di
Rovigo relativamente al problema “ Sanità e il profitto abolito” appare
evidente come parte della politica sia permeata di una ostilità implacabile nei
confronti dell’attività economica privata e della libera iniziativa.
Gli ultimi avvenimenti relativi alla presunta falsificazione
dei costi per le prestazioni dai pazienti in cura presso gli Istituti Polesani
di Ficarolo evidenziano chiaramente che il problema della presunta corruzione non
è legato al mero profitto, ma è il risultato di un connubio tra pubblico e
privato, in cui il primo assume maggiore responsabilità in quanto controllore
ed arbitro.
E’ importante in questi casi capire e valorizzare il ruolo
dell’imprenditore, soprattutto in tempi contingenti come questi. E’ uno degli
obiettivi dello stesso attuare strategie per l’abbattimento dei costi ed affrontare periodi critici di
crisi. Difficilmente un imprenditore che trae profitto dalle sue iniziative
imprenditoriali, mette a rischio la propria azienda mediante iniziative di corruzione con il settore
pubblico.
Nella mia esperienza lavorativa, in particolar modo nel
settore della sanità privata, mi confronto giornalmente con imprenditori e
istituti privati, i quali svolgendo una attività con profitto in ambito
sanitario, prestano molta attenzione alla salute dei loro pazienti, erogando servizi a volte più efficienti e
sicuramente competitivi rispetto a quelli del settore pubblico. Essi sono
consapevoli che basta il minimo errore per compromettere l’intera attività.
L’impresa privata ha la capacità in ogni situazione di
adattarsi alle contingenze economiche del momento. Il suo scopo non è
combattere l’attività pubblica, ma di adattarsi alle condizioni create da una
politica che tende alla socializzazione. L’imprenditore è l’uomo che coglie l’opportunità
del momento, si sa adattare alle circostanze in cui egli al momento si trova.
E’ prevalentemente in queste situazioni particolari di
crisi, che il pubblico (funzionario o politico
di turno) entra aiutando impropriamente l’attività privata richiedendo in cambio un profitto personale. Il politico ed
il funzionario utilizzano uno strumento particolare per raggiungere i propri
scopi: “la burocrazia “. Un macigno sulle nostre spalle. E’ sufficiente un
occhio di riguardo per far calare il peso della burocrazia e trarne vantaggio.
Quale soluzione adottare? Ipotizzare l’abolizione del
profitto è assurdo, per il semplice fatto che non si può eliminare. Chi propone
questo vorrebbe la completa statalizzazione della sanità in Italia.
L ‘eccessiva statalizzazione determina l’impossibilità di
avere costi (prezzi) giusti e reali. Il prezzo di un bene e l’efficienza dello stesso
( volenti o nolenti una prestazione sanitaria è un bene ed è
caratterizzata da un costo e da una propria efficienza) vengono stabiliti dal
mercato e dalla concorrenza.
Anche la sanità è un processo economico ed il profitto ne è
parte integrante. Solamente le società
socialiste erano prive del profitto ed abbiamo assistito la loro fine; senza il
calcolo economico non è possibile gestire una società di individui.
A parer mio la soluzione da adottare è opposta, ossia dare
la possibilità al privato di accedere alla pari in un settore economico
prevalentemente pubblico come la sanità; ciò porterebbe ad una maggiore competitività con l’obiettivo di migliorare i
servizi ed abbattere i costi.
Questa trasformazione sta già avvenendo con la
trasformazione della gran parte della case di riposo pubbliche in fondazioni;
un percorso positivo se fatto con chiarezza, professionalità e legalità.
In tali condizioni è possibile
ipotizzare percorsi di accreditamento diversi;
sarebbe positivo che
l’accreditamento delle vari strutture che erogano prestazioni di natura
pubblica fosse fatto da commissione pubbliche nei confronti del privato e
commissioni private nel confronto del pubblico.
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